Gestaltung

Absurd ist, 
dass letztendlich alles wahr ist














Den äußeren Rahmen des Kurz-Filmes bilden „la Banda“ und das „verrückte Mädchen“. Sie stehen für die verlorene Kindheit und stellen sich bewusst gegen das Erwachsenwerden. Sie sind Outsider und leben nach ihren ganz eigenen Regeln. Das „verrückte Mädchen“ wird von der Gesellschaft nicht ernst genommen, dabei trägt sie den Schlüssel zur verlorenen Kindheit bei sich. Wehmütig, manchmal aufschreiend besingt sie diesen trostlosen Zustand. Doch sie findet ihr Ziel und wird zur Anführerin der Bande. Die Liebe zwischen Nino und Adriana ist unschuldig. Sie kennt keine Konventionen, keine Restriktionen. Sie ist rein und somit frei. Hier zeigt sich die kindliche Sicht auf die Welt der Erwachsenen, steht ihr gegenüber. In ihr spiegeln sich die Sehnsüchte der anderen Stadtbewohner, derer, die ihre Kindheit vermissen oder noch in Erinnerung haben, wieder. Die Grundstimmung soll an Filme wie „Chocolat“, oder an den großen Filmemacher Fellini erinnern. Das Leben kann absurd sein. Der ganz normale Wahnsinn eines kleinen Ortes irgendwo im tiefsten Süden Italiens. Eine kleine, mediterrane Liebes-geschichte aus dem Alltag und der damit verbundene Umgang einer zweischichtigen Gesellschaft. Die Rede ist hier von Reich und Arm. Die zahlreichen Nebenfiguren sind skurril und dennoch liebenswert. Durch sie, soll die Lebenssituation im mediterranen Raum möglichst authentisch wiedergegeben werden, sie sollen die Geschichte vorantreiben. Die Radfahrt von Nino gibt eigendynamisch das Tempo des Films an. Sie beschleunigt und verzögert bis Nino das Ziel erreicht, den lang ersehnten Kuss!

Ort und Zeit
Die Liebesgeschichte von Nino und Adriana spielt in den 1960er Jahren, irgendwo im Süden Italiens. Da in dieser Zeit der extreme Unterschied zwischen arm und reich noch stärker als heute das gesellschaftliche Bild Italiens prägte. Kostüme und Sets sollen aber dennoch zeitlos angelegt werden, um so hervorzuheben, dass die Welt der Protagonisten auch stellenweise etwas Fabelhaftes, geradezu Unwirkliches haben kann.


La cornice esterna del cortometraggio è rappresentata da “LA Banda” e da “La Pazza”. Essi rappresentano l’infanzia perduta e sono contrari consapevolmente a diventare adulti. Sono outsider e vivono secondo loro regole. “La Pazza” non viene presa sul serio dalla società e porciò porta sempre con se le chiavi dell’infanzia perduta. Malinconica, qualche volta urlante canta questa condizione sconfortante. Tuttavia lei trova il suo scopo e diventa capo de “La banda”.
L’amore tra Nino e Adriana è innocente e puro non consce convinzioni e restrizioni. È libero. Qui si mostra la visione dei bambini sul mondo degli adulti e vi si oppone. In quest’amore si rispecchiano le nostalgie degli abitanti di città che sentono la mancanza della loro infanzia.
L’atmosfera deve ricordare film come “Chocolat” oppure il grande regista Fellini. La vita può essere assurda. La pazzia normale di un piccolo luogo in qualche posto nel profondo sud Italia. Una piccola storia d’amore mediterranea della quotidianità e le relazioni che ne derivano in una società divisa in due classi. Il discorso è qui tra ricchi e poveri. Le numerosi personaggi secondari oscillano tra stravaganti e amabili ma non devono assolutamente essere rappresentati in modo marcato. Attraverso loro la situazione di vita in un posto mediterraneo deve essere resa autentica, essi devono accelerare la storia.
Il viaggio in bicicletta di Nino ha una sua propria dinamica e accelera verso l’alto l’andamento aspirale del film finché raggiunge lo scopo: il bacio tanto atteso!

Luogo e tempo
La storia d’ampore di Nino e Adriana si svolge all’incirca negli anni sessanta, in qualche luogo nel sud Italia. Poiché in questo periodo la profonda differenza tra ricchi e poveri caratterizzava, in modo più deciso di oggi il quadro sociale Italiano. Costumi e set devono però essere senza tempo, per evidenziare che il mondo dei protagonisti può avere in qualche punto qualcosa di favoloso, di irreale.
Fellini una volta pensava nei suoi film: “assurdo è quello che in fine è vero”.